La nostra storia


Perché questo nome? Susy è stata la prima cagnetta che è entrata nella mia casa ed è entrata a far parte della mia vita come uno dei membri più importanti della famiglia. Era una dolcissima pinscherina che ha riempito di gioia molte delle mie giornate. Grazie a lei è nato il mio immenso amore per i pelosetti. Insieme abbiamo accolto tanti cagnetti abbandonati. Quando in casa entrava un nuovo cucciolo, lei se ne prendeva cura come se fosse stato il suo. Tutti erano suoi amici. Susy ormai non c’è più e ha lasciato un grande vuoto che nessun altro cane riuscirà mai a colmare. Noi non la dimenticheremo mai, e non dimenticheremo mai la sua grande bontà.


Il vecchio rifugio “Gli amici di Susy” si trovava nelle campagne tra Villacidro e Villasor (CA). Costruito nel 2004 su suolo privato, con fondi messi a disposizione da alcuni volontari per accogliere i cani randagi, abbandonati, i cani di nessuno, Come molti rifugi in Sardegna e al sud non era a norma per una serie di difficoltà burocratiche non dipendenti dalla nostra volontà. Ma il 24 maggio 2016 le cose precipitarono. Con un’Ordinanza Sindacale il vecchio rifugio fu messo sotto “SEQUESTRO TEMPORANEO AMMINISTRATTIVO – SANITARIO”. Ordinanza emessa dal Sindaco a seguito della visita dei Nas avvenuta il 29 marzo e successivamente della ASL Veterinaria. Non essendo a norma, da quel momento il rifugio fu chiuso. Ci diedero 6 mesi di tempo per trasferire i cani in altro luogo. Logicamente la prima reazione fu di disperazione assoluta. In soli 6 mesi, dal nulla, avremmo dovuto costruire una nuova struttura, diversamente tutti quei cani che avevamo salvato dalla strada in anni e anni di volontariato, ci sarebbero stati messi sotto sequestro e dislocati in altri canili privati. Dovevamo salvare quei cani da un futuro incerto, ma non avevamo i soldi sufficienti. Quei pochi soldi che entravano venivano utilizzati per acquistare il cibo, pagare spese veterinarie e per l’acquisto di medicinali per i tanti cani malati. Quei cani significavano anni e anni di passione, di dedizione, di amore nei loro confronti sino a farne una ragione di vita. Da quel momento ci rivolgemmo alle persone sensibili con appelli su appelli, chiedendo una mano per salvare queste creature. In tantissimi sono intervenuti. I tanti aiuti arrivati ci hanno permesso, nel mese di ottobre 2016, di dare un anticipo per l’acquisto di un terreno che avevamo individuato, dove poter costruire un nuovo ricovero per animali. Da li siamo partiti. Successivamente, sempre grazie alle donazioni private, abbiamo acquistato il materiale che occorreva per ricominciare da zero, reti, paletti e casette di legno. In 4 mesi abbiamo messo su 40 recinti, belli spaziosi e nei mesi di gennaio e febbraio 2017 abbiamo trasferito tutti i cani e i gatti dal vecchio al nuovo rifugio.

Ma purtroppo non è finita qui.  Nel 2019 NAS e ASL sono tornati e non trovando il rifugio ancora a norma ( cosa umanamente impossibile per le nostre finanze) nonostante abbiano constatato il benessere animale ma un numero elevato di cani (allora erano 75), ci hanno dato 6 mesi di tempo o per metterlo a norma oppure per far uscire dalla struttura almeno 36 cani in modo da averne ricoverati solo 29 (numero limite per una struttura non a norma). Inoltre ci hanno categoricamente vietato di far entrare nuovi cani per non aumentare ulteriormente il numero. Ancora angoscia, ancora giorni bui per noi e per i nostri pelosi. Umanamente impossibile mettere a norma in un terreno di circa 7000 metri quadri. Noi siamo gente comune e il denaro non lo si trova sotto i cavoli. Abbiamo dunque optato per un’altra soluzione, acquistando un altro terreno molto più piccolo, acquistando nuovamente altro materiale e costruendo un altro rifugio dove poter trasferire una parte dei cani.  Dunque attualmente abbiamo due rifugi, uno grande e uno piccolo. Nel frattempo alcuni di loro sono andati in adozione, altri, quelli più anziani e malati sono deceduti. In questo momento ospitiamo una quarantina di cani tra i due rifugi, nella speranza che molti di loro possano trovare ancora una famiglia e cedere il posto a qualche randagio fra i tanti che vivono per strada.